Intolleranza al Lattosio

 

Il lattosio è un disaccaride presente soltanto nel latte dei mammiferi e nei suoi derivati.
L’enzima comunemente definito lattasi, è una β -galattosidasi che determina un’idrolisi del lattosio nelle due componenti, glucosio e galattosio.
La lattasi è presente sulla superficie apicale degli enterociti sui microvilli del piccolo intestino con espressione massima a livello medio-digiunale.
Dopo i primi mesi di vita l’attività della lattasi inizia a decrescere a volte sino alla scomparsa. Negli altri mammiferi questo comportamento è abituale.
Nell’uomo invece circa il 30% della popolazione mantiene l’attività della lattasi per tutta l’età adulta. Questo avviene soprattutto nelle popolazioni del Nord Europa e loro discendenti e sembra in relazione all’introduzione giornaliera nella dieta del latte di origine animale. Per l’utilizzazione del lattosio è comunque sufficiente la presenza di circa il 50% dell’attività della lattasi.
Per intolleranza si intende l’incapacità di digerire il lattosio a causa di un deficit dell’enzima intestinale lattasi (ipolattasia).

L’ipolattasia esiste come:
forma congenita;
forma primaria;
forma secondaria.
La forma congenita si manifesta con diarrea acquosa che il neonato sviluppa non appena viene nutrito con latte materno o cibi contenenti latte. Il deficit di elementi nutritivi determina quindi un ritardo nella crescita, con disidratazione e rapida insorgenza di alcalosi.
L’intolleranza rimane per tutta la durata della vita e si risolve con l’abolizione del latte dalla dieta. Tale forma è molto rara.
La forma primaria dell’adulto è caratterizzata da una non-persistenza della lattasi durante il decorso della vita. È la forma più comune.
È una condizione geneticamente determinata con un declino progressivo nella vita dell’attività enzimatica.
La forma acquisita, secondaria, è causata da patologie che determinano alterazioni della mucosa digiunale, con conseguente danno enzimatico. Sono causa di ipolattasia numerose condizioni patologiche quali gastroenteriti, morbo di Crohn, celiachia, radiazioni, deficit immunologici.

L’intolleranza al lattosio, cioè il suo mancato assorbimento determina una serie di sintomi che portano il soggetto all’abolizione dalla dieta del latte e suoi derivati. Il lattosio che non viene completamente idrolizzato si accumula nella porzione distale del piccolo intestino, esercitando un effetto osmotico con richiamo di acqua e sodio che porta a diarrea. Nel colon il lattosio viene fermentato dai batteri con produzione di metano, idrogeno, CO2 ed acidi grassi volatili determinando quindi flatulenza, distensione addominale e senso di gonfiore. Le feci diventano acide per la presenza degli acidi grassi volatili. Tale problematica non va confusa con l’allergia al latte, che è una risposta del sistema immunitario correlata ad una reazione avversa alle proteine, che coinvolge numerosi organi ed apparati, in particolare l’apparato respiratorio, il sistema cutaneo ed il tratto gastrointestinale, con manifestazioni variabili.

Prevalenza dell’intolleranza al lattosio

latteGià Hippocrate aveva descritto l’intolleranza al lattosio circa 400 anni prima di Cristo, ma solo negli ultimi 50 anni la forma è stata definita e descritta compiutamente. Più del 70% della popolazione mondiale manifesta una non-persistenza della lattasi, ma non tutti i soggetti manifestano i caratteri clinici. Le caratteristiche etniche sono importanti; nel Nord Europa, Nord America ed Australia nella popolazione adulta si rilevano i valori minori di incidenza (dal 5% della popolazione britannica al 17% dei francesi). Nel Sud America, Africa e Asia, più del 50% della popolazione adulta manifesta deficit di lattasi, mentre in alcuni paesi dell’Estremo Oriente l’intolleranza interessa fino al 100% della popolazione. Secondo studi recenti, in Italia il deficit di lattasi è presente nel 40% circa della popolazione, con un andamento crescente passando da Nord verso Sud.

Sintomi dell’intolleranza al lattosio

Il paziente adulto intollerante al lattosio può mostrare sintomatologie diverse in relazione:

• al carico giornaliero;
• alle caratteristiche individuali: Infatti la sensibilità nei confronti di tale zucchero, oltre che dall’attività della lattasi, è funzione:
• del tempo di transito gastrointestinale;
• delle modificazioni (positive) della flora fermentativa del colon;
• dell’assunzione di fibre.

I sintomi normalmente compaiono da 30 minuti a 2 ore dall’ingestione di cibo contenente lattosio. I tipici sintomi dell’intolleranza comprendono: dolori addominali, borborigmi, meteorismo e flatulenze, diarrea, a volte nausea e vomito. In alcuni casi tuttavia può essere presente stipsi, secondaria alla riduzione della motilità intestinale in particolare come conseguenza dell’accumulo di metano. Possono comparire anche sintomi extraintestinali come dolori articolari e muscolari, sonnolenza, vertigini, ulcere del cavo orale, acne, prurito, riniti, mal di gola.

 

 

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